Glossario

 

carcara: fornace , simile ad un nuraghe sardo, costruito in pietra con un’apertura abbastanza grande. All’interno della struttura venivano depositate nella  base, grosse pietre, che, grazie all’elevata temperatura, si trasformavano in calce grezza. L’elevata temperatura era garantita da un fuoco che veniva acceso nella zona sottostante la base della struttura e che durava per circa dieci giorni. Durante questo periodo il fuoco era alimentato da piccole fascine li legna che in dialetto buccianese vengono dette muorz e carcar, che giungevano a destinazione molte volte grazie ad uno  n’zardo. Dopo circa 10 giorni le pietre “cotte”  venivano caricate su dei carri pronte per l’utilizzo, non prima essere state ammorbidire in grosse vasche di acqua. Sono visibili resti di una carcara anche nei pressi del Santuario del monte Taburno (all’altezza del rettilineo subito la prima curva). Testimonianze ricordano il funzionamento di questa carcara fino agli anni cinquanta. Si ricorda, inoltre,  che dalla zona Castelluccio partiva una grossa corda di acciaio che giungeva fino alla carcara. I muorz e carcar venivano agganciati alla corda tramite dei grossi uncini di legno che venivano riportate dalla carcara alla zona Castelluccio da giovani donne. L’arte di cuocere le pietre è stata talmente importante per il territorio di Bucciano tanto da influenzarne la toponomastica: via Carcara nei pressi del cimitero (si racconta che doveva esserci una grande fornace) zona Carcarella (cosi’ nominata perché c’era una piccola carcara).


n’zardo: termine che nel dialetto buccianese rappresenta la teleferica. Veniva utilizzato per trasportare grossi tronchi di legna da una zona alta della montagna verso una zona bassa. Una grossa corda di acciaio, n’zardo per l’appunto, veniva ancorata ad una estremità su di una roccia posizionata nella parte alta della montagna e all’altra estremità su di un’altra roccia posizionata nella parte più a bassa della montagna. Prima di essere agganciato nella parte bassa, lo n’zardo veniva “tesato” attraverso l’utilizzo di buoi.

 

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